Il Principio generale dell’onere della prova nel processo tributario, secondo la Corte Costituzionale e la Cassazione
L’amministrazione deve provare la pretesa, il Contribuente le modificazioni, le estinzioni e le esenzioni
Nel processo tributario, sino al 2007 c’era molta confusione su quale delle parti e quali condizioni operava l’applicazione dell’onere della prova.
Alcuni giudici negavano anche l’applicazione dell’art. 2697 del cc, (chi vanta un diritto lo deve provare), sostenendo che fosse sempre il contribuente a dover provare tutto e a fornire addirittura la prova negativa (la prova diabolica), come si fa a provare di non aver fatto qualcosa (nella fattispecie l’evasione)
La Corte Costituzionale con la sentenza n.109/2007 sancì un principio generale applicabile al processo Tributario.
La Consulta stabili il seguente principio: L’amministrazione finanziaria deve provare i fatti che costituiscono il fondamento della propria pretesa, il contribuente deve provare il diritto a vedersi la pretesa modificata o estinta.
Il principio, che ha espresso la Consulta è stato pienamente condivido dalla suprema Corte, che ha sempre sostenuto che l’onere della prova dei fatti costituenti fonte dell’obbligazione tributaria spetta all’amministrazione, per quanto attiene alla sussistenza e alla quantificazione della pretesa, mentre l’onere di provare eventuali esenzioni o riduzioni è posto a carico del contribuente (In Cass. n. 4766/2004, Cass. 17703/2004, Cass.1759/2009, Cass.775/2011, Cass.1635/2015, Cass.10787/2016, Cass.21250/2017, Cass.13395/2018, Cass. Cass.15323/2021).
Napoli, 18/06/2021
Dott. Giuseppe Marino
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